Ieri pomeriggio 3 giugno è morto Mario Bertini.
Lo ho conosciuto a Villa Guicciardini nei tanti incontri che don Carlo organizzava per noi studenti e per tutti i figli dell’Opera.
Sono stato con lui e con don Carlo in Albania nel 1992 con un pulmino per portare aiuti alle suore di madre Teresa. Da quel viaggio nacque l’avventura albanese della Madonnina del Grappa che coinvolgerà tanti amici italiani e albanesi intorno al carisma di don Facibeni e alla speranza feconda di don Carlo.
Ho trovato sempre in lui un fratello e un amico sincero e generoso che voleva tenere vivi i rapporti tra i figli dell’Opera di ogni età.
Quest’inverno siamo andati insieme in Romagna per una iniziativa della Misericordia di Forlì “Don Carlo Zaccaro” e durante il viaggio ho avuto occasione di conoscere meglio la sua storia di figlio dell’Opera.
Originario dell’isola d’Elba rimase orfano da bambino e la nonna, che non era in condizione di provvedere a lui, venuta a sapere dell’Opera di don Facibeni lo portò a Firenze.
Lui e la nonna arrivarono a Piombino con una barca a remi remando un po’ per uno. Teneva a precisare che nonostante fosse piccolo sapeva remare bene.
Da Piombino a Firenze a piedi, poi fu destinato alla casa di Calenzano in anni molto difficili.
Il passaggio dalla libertà selvaggia della sua terra di origine alla disciplina severa della casa di Calenzano non fu facile e fece di tutto per venire via. Ci fu anche una fuga a piedi più o meno scalzo fino a Firenze dove di notte nella zona di Santa Croce una donna poverissima che aveva incontrato e che gli aveva lasciato il suo indirizzo lo accolse, gli preparò un riso al burro e lo fece riposare. La fuga però durò poco perchè dopo un paio di giorni fu riportato nella casa di Calenzano.
Le cose andarono meglio dopo l’incontro con don Nesi che fu per lui un punto di riferimento saldo e paterno, gli insegnò un mestiere e lo aiutò a trovare un lavoro alla TETI.
Dopo la morte di don Facibeni scrisse un articolo sul Focolare dove raccontava che nel suo lavoro di manutentore di telefoni trovava il santino del Padre infilato nei telefoni neri di bachelite. Lo trovava nelle case dei poveri e nelle case dei ricchi e nell’articolo tracciava quasi uno spaccato sociologico della devozione del popolo fiorentino per il Padre.
Quando don Carlo lesse l’articolo lo incoraggiò a continuare a scrivere e a collaborare alla redazione del Focolare.
Il resto della sua “carriera di scrittore” lo conosciamo: dai libri sulla sua Madre Teresa al suo lavoro di narratore dei preti fiorentini legati alla Madonnina del Grappa, come viene definito da Riccardo Bigi in un articolo su Toscana Oggi.
Ciao Mario, grazie per la tua amicizia e la tua testimonianza.
Un abbraccio alla moglie e ai familiari.
Il funerale si svolgerà mercoledì 6 giugno a Firenze nella parrocchia di San Leone Magno alle ore 10.
Roberto Funghi