L’EUROPA A NUDO
I Padri Domenicani della Basilica di San Marco
in collaborazione con:
– Associazione Amici del Guatemala Onlus
– Associazione Costruttori di Pace Onlus
– Associazione Amici di don Carlo Zaccaro
offrono un confronto sul tema:
L’EUROPA A NUDO
Tre incontri sull’Europa delle città e dei popoli
Giovedì 21 febbraio Ore 18
LEGGI EUROPEE E SOLDI NAZIONALI
Chi guadagna e chi perde nell’Europa dei 27?
Esergo del Padre Athos Turchi O.P.
Relatori:
– Paolo Meucci – Amministratore Commissione Affari Costituzionali Parlamento europeo
– Stefano Santarelli – Direttore Gruppo di Azione Locale START SRL
– Gilberto Zinzani – Direttore GEIE “Peoples and Cities of Europe”
Foto del primo incontro: 1 – 2
Giovedì 21 marzo Ore 18
ESISTE L’ HOMO EUROPEUS?
Diversità insanabili o possibilità di un’identità comune?
E’ possibile una formazione culturale unitaria?
Esergo del Padre Athos Turchi O.P.
Relatori:
– Angiolo Boncompagni – Ex Consigliere per le politiche europee dell’educazione del Ministero dell’Istruzione
– Alfredo Iacopozzi – Docente Facoltà Teologica dell’Italia Centrale
– Paolo Meucci – Amministratore Commissione Affari Costituzionali Parlamento europeo
AUDIO: 01_Turchi – 02_Meucci – 03_Boncompagni – 04_Meucci – 05_Iacopozzi – 06_Meucci – 07_Boncompagni – 08_Meucci.
Giovedì 4 aprile Ore 18
INCONTRO RIMANDATO A DATA DA DEFINIRE
L’EUROPA: COMUNITÀ FINANZIARIA O CULTURALE?
Cittadini, emigranti, rifugiati, accoglienza.
È possibile una morale comune?
Esergo del Padre Athos Turchi O.P.
Relatori:
– Pier Virgilio Dastoli – Presidente del Movimento Europeo in Italia
– Piero Meucci – Giornalista e Scrittore
Gli incontri si terranno nella Sala Chiostrini in Via della Dogana 3/r. Firenze
Febbraio – Aprile 2019
www.sanmarcofirenze.it
Antonio Morgante
This Saturday 15th December 2018
IN memory of Antonio Morgante
to all our family members, friends, countrymen, this Saturday 15th December 2018
We ask for your participation in the Lady of Fatima
Catholic Church
Parish Center Commowealth Avenue w12 7QR London
the mass will start at 09:00 at the end of the mass we will have at our disposal a mourning room next door which will remain open until 20:00 pm and anyone invited to participate thanks in advance for your participation.
information:
Our Lady of Fatima Catholic Church
The Presbytery/Commonwealth Av, White City, London W12 7QR
020 8743 8334
https://maps.app.goo.gl/Rb8xf
Ghenet: 07985168819
Muley: 07845636895
Renato: 07525746936
Alex : 07957774062
Hi everyone, please click here to support my GoFundMe campaign, Antonio Morgante:
Incontro 8 dicembre a San Marco
Sabato 8 dicembre, Solennità della Immacolata Concezione,
gli amici e i ragazzi di don Carlo Zaccaro si incontrano a Firenze
per gli auguri di Natale.
Questo il programma:
– ore 12,30 Santa Messa nella Basilica di San Marco
– dopo la messa pranziamo insieme nella sala Chiostrini (dietro alla chiesa) in via della Dogana, 3 rosso
Per il pranzo portiamo ognuno qualcosa e lo condividiamo.
Si chiede a chi parteciperà al pranzo di comunicare la partecipazione a Chiara Bencini (info@amicidoncarlozaccaro.it – cell. e whatsapp 3332964431).
Un saluto a tutti e un energico invito a partecipare.
Omelia della Messa di canonizzazione di Paolo VI
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
Domenica, 14 ottobre 2018
La seconda Lettura ci ha detto che «la parola di Dio è viva, efficace e tagliente» (Eb 4,12). È proprio così: la Parola di Dio non è solo un insieme di verità o un edificante racconto spirituale, no, è Parola viva, che tocca la vita, che la trasforma. Lì Gesù in persona, Lui che è la Parola vivente di Dio, parla ai nostri cuori.
Il Vangelo, in particolare, ci invita all’incontro con il Signore, sull’esempio di quel «tale» che «gli corse incontro» (cfr Mc 10,17). Possiamo immedesimarci in quell’uomo, di cui il testo non dice il nome, quasi a suggerire che possa rappresentare ciascuno di noi. Egli domanda a Gesù come «avere in eredità la vita eterna» (v. 17). Chiede la vita per sempre, la vita in pienezza: chi di noi non la vorrebbe? Ma, notiamo, la chiede come un’eredità da avere, come un bene da ottenere, da conquistare con le sue forze. Infatti, per possedere questo bene ha osservato i comandamenti fin dall’infanzia e per raggiungere lo scopo è disposto a osservarne altri; per questo chiede: «Che cosa devo fare per avere?».
La risposta di Gesù lo spiazza. Il Signore fissa lo sguardo su di lui e lo ama (cfr v. 21). Gesù cambia prospettiva: dai precetti osservati per ottenere ricompense all’amore gratuito e totale. Quel tale parlava nei termini di domanda e offerta, Gesù gli propone una storia di amore. Gli chiede di passare dall’osservanza delle leggi al dono di sé, dal fare per sé all’essere con Lui. E gli fa una proposta di vita “tagliente”: «Vendi quello che hai e dallo ai poveri […] e vieni! Seguimi!» (v. 21). Anche a te Gesù dice: “vieni, seguimi!”. Vieni: non stare fermo, perché non basta non fare nulla di male per essere di Gesù. Seguimi: non andare dietro a Gesù solo quando ti va, ma cercalo ogni giorno; non accontentarti di osservare dei precetti, di fare un po’ di elemosina e dire qualche preghiera: trova in Lui il Dio che ti ama sempre, il senso della tua vita, la forza di donarti.
Ancora Gesù dice: «Vendi quello che hai e dallo ai poveri». Il Signore non fa teorie su povertà e ricchezza, ma va diretto alla vita. Ti chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore, di svuotarti di beni per fare posto a Lui, unico bene. Non si può seguire veramente Gesù quando si è zavorrati dalle cose. Perché, se il cuore è affollato di beni, non ci sarà spazio per il Signore, che diventerà una cosa tra le altre. Per questo la ricchezza è pericolosa e – dice Gesù – rende difficile persino salvarsi. Non perché Dio sia severo, no! Il problema è dalla nostra parte: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano, ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare. Perciò San Paolo ricorda che «l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10). Lo vediamo: dove si mettono al centro i soldi non c’è posto per Dio e non c’è posto neanche per l’uomo.
Gesù è radicale. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso. Anche oggi si dà a noi come Pane vivo; possiamo dargli in cambio le briciole? A Lui, fattosi nostro servo fino ad andare in croce per noi, non possiamo rispondere solo con l’osservanza di qualche precetto. A Lui, che ci offre la vita eterna, non possiamo dare qualche ritaglio di tempo. Gesù non si accontenta di una “percentuale di amore”: non possiamo amarlo al venti, al cinquanta o al sessanta per cento. O tutto o niente.
Cari fratelli e sorelle, il nostro cuore è come una calamita: si lascia attirare dall’amore, ma può attaccarsi da una parte sola e deve scegliere: o amerà Dio o amerà la ricchezza del mondo (cfr Mt 6,24); o vivrà per amare o vivrà per sé (cfr Mc 8,35). Chiediamoci da che parte stiamo. Chiediamoci a che punto siamo nella nostra storia di amore con Dio. Ci accontentiamo di qualche precetto o seguiamo Gesù da innamorati, veramente disposti a lasciare qualcosa per Lui? Gesù interroga ciascuno di noi e tutti noi come Chiesa in cammino: siamo una Chiesa che soltanto predica buoni precetti o una Chiesa-sposa, che per il suo Signore si lancia nell’amore? Lo seguiamo davvero o ritorniamo sui passi del mondo, come quel tale? Insomma, ci basta Gesù o cerchiamo tante sicurezze del mondo? Chiediamo la grazia di saper lasciare per amore del Signore: lasciare ricchezze, lasciare nostalgie di ruoli e poteri, lasciare strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo. Senza un salto in avanti nell’amore la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di «autocompiacimento egocentrico» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 95): si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po’ di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti.
Fu così per quel tale, che – dice il Vangelo – «se ne andò rattristato» (v. 22). Si era ancorato ai precetti e ai suoi molti beni, non aveva dato il cuore. E, pur avendo incontrato Gesù e ricevuto il suo sguardo d’amore, se ne andò triste. La tristezza è la prova dell’amore incompiuto. È il segno di un cuore tiepido. Invece, un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella gioia di cui oggi c’è grande bisogno. Il santo Papa Paolo VI scrisse: «È nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto» (Esort. ap. Gaudete in Domino, I). Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino.
L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome. Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità. È bello che insieme a lui e agli altri santi e sante odierni ci sia Mons. Romero, che ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli. Lo stesso possiamo dire di Francesco Spinelli, di Vincenzo Romano, di Maria Caterina Kasper, di Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e anche del nostro ragazzo abruzzese-napoletano, Nunzio Sulprizio: il santo giovane, coraggioso, umile che ha saputo incontrare Gesù nella sofferenza, nel silenzio e nell’offerta di sé stesso. Tutti questi santi, in diversi contesti, hanno tradotto con la vita la Parola di oggi, senza tiepidezza, senza calcoli, con l’ardore di rischiare e di lasciare. Fratelli e sorelle, il Signore ci aiuti a imitare i loro esempi.
Diciotto anni a «Fare del bene»
AVVENIRE –
La Cooperativa sociale “Fare del Bene”, con sede a Galeata di Forlì, è diventata maggiorenne. È nata infatti nel 2000 da una felice intuizione e per volontà di don Carlo Zaccaro, un prete dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa di Firenze. Opera che a sua volta fu fondata da don Giulio Facibeni, sacerdote romagnolo di Galeata, molto amato a Firenze, di cui è in corso la causa di beatificazione.
E’ morto Mario Bertini
Ieri pomeriggio 3 giugno è morto Mario Bertini.
Lo ho conosciuto a Villa Guicciardini nei tanti incontri che don Carlo organizzava per noi studenti e per tutti i figli dell’Opera.
Sono stato con lui e con don Carlo in Albania nel 1992 con un pulmino per portare aiuti alle suore di madre Teresa. Da quel viaggio nacque l’avventura albanese della Madonnina del Grappa che coinvolgerà tanti amici italiani e albanesi intorno al carisma di don Facibeni e alla speranza feconda di don Carlo.
Ho trovato sempre in lui un fratello e un amico sincero e generoso che voleva tenere vivi i rapporti tra i figli dell’Opera di ogni età.
Quest’inverno siamo andati insieme in Romagna per una iniziativa della Misericordia di Forlì “Don Carlo Zaccaro” e durante il viaggio ho avuto occasione di conoscere meglio la sua storia di figlio dell’Opera.
Originario dell’isola d’Elba rimase orfano da bambino e la nonna, che non era in condizione di provvedere a lui, venuta a sapere dell’Opera di don Facibeni lo portò a Firenze.
Lui e la nonna arrivarono a Piombino con una barca a remi remando un po’ per uno. Teneva a precisare che nonostante fosse piccolo sapeva remare bene.
Da Piombino a Firenze a piedi, poi fu destinato alla casa di Calenzano in anni molto difficili.
Il passaggio dalla libertà selvaggia della sua terra di origine alla disciplina severa della casa di Calenzano non fu facile e fece di tutto per venire via. Ci fu anche una fuga a piedi più o meno scalzo fino a Firenze dove di notte nella zona di Santa Croce una donna poverissima che aveva incontrato e che gli aveva lasciato il suo indirizzo lo accolse, gli preparò un riso al burro e lo fece riposare. La fuga però durò poco perchè dopo un paio di giorni fu riportato nella casa di Calenzano.
Le cose andarono meglio dopo l’incontro con don Nesi che fu per lui un punto di riferimento saldo e paterno, gli insegnò un mestiere e lo aiutò a trovare un lavoro alla TETI.
Dopo la morte di don Facibeni scrisse un articolo sul Focolare dove raccontava che nel suo lavoro di manutentore di telefoni trovava il santino del Padre infilato nei telefoni neri di bachelite. Lo trovava nelle case dei poveri e nelle case dei ricchi e nell’articolo tracciava quasi uno spaccato sociologico della devozione del popolo fiorentino per il Padre.
Quando don Carlo lesse l’articolo lo incoraggiò a continuare a scrivere e a collaborare alla redazione del Focolare.
Il resto della sua “carriera di scrittore” lo conosciamo: dai libri sulla sua Madre Teresa al suo lavoro di narratore dei preti fiorentini legati alla Madonnina del Grappa, come viene definito da Riccardo Bigi in un articolo su Toscana Oggi.
Ciao Mario, grazie per la tua amicizia e la tua testimonianza.
Un abbraccio alla moglie e ai familiari.
Il funerale si svolgerà mercoledì 6 giugno a Firenze nella parrocchia di San Leone Magno alle ore 10.
Roberto Funghi
27 giugno 2018. I ragazzi di don Carlo si incontrano in Romagna
È morto Michele Gesualdi
In Romagna con don Carlo
Al funerale di don Milani
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/morto-michele-gesualdi
Firenze. È morto Michele Gesualdi
No, su don Milani ‘non si sdottora’. Si può essere solo testimoni e figli del priore del ‘nulla’ di Barbiana che apriva gli occhi al mondo con alfabeto e Vangelo. Michele Gesualdi, che si è spento ieri pomeriggio a 75 anni nella sua casa, posta ai piedi di San Donato a Calenzano, altro luogo decisivo nella vita e nella geografia di don Milani, è stato testimone vero di don Lorenzo.
Fratello di Francuccio, collaboratore di Avvenire, ha continuato a rincorrere l’icona del ‘santo scolaro’ che figura nella chiesa di Sant’Andrea a Barbiana. I suoi occhi erano quelli del figlio e dell’allievo che don Lorenzo aveva voluto accanto a sé negli ultimi momenti di vita.
«Michele Gesualdi – ha dichiarato il cardinale di Firenze Giuseppe Betori – è stato uno dei testimoni più diretti di don Milani e tutti gli siamo grati per come fedelmente ne ha mantenuto la memoria. Egli ci ha testimoniato anche come gli insegnamenti di don Lorenzo lo abbiano condotto a sviluppare il senso della dedizione per gli altri e l’impegno al servizio della società. Il vescovo e tutta la Chiesa fiorentina lo affidano al Signore nella preghiera e sono vicini con la preghiera alla famiglia e a tutti gli altri allievi di don Milani che piangono la sua scomparsa».
Tra i primi messaggi di cordoglio, quello del sindaco di Firenze Dario Nardella: «Ne ho sempre ammirato la grande rettitudine, lo spessore politico e culturale e il profondo senso delle istituzioni. Come ultimo gesto ha lasciato al Paese un grande contributo di civiltà sul fine vita con la sua testimonianza personale». Matteo Renzi, che ne aveva preso il testimone alla guida della Provincia di Firenze, ha ricordato «con affetto e commozione l’esuberanza e la passione». La Presidentessa della Camera Laura Boldrini ha sottolineato «il servizio reso alla collettività fino agli ultimi giorni».
La Sla che lo aveva colpito alcuni anni fa è avanzata in modo inesorabile. Manifestò i primi sintomi mentre presentava una mostra di quadri del priore, inciampando talvolta nelle parole e lui disse: «Ho avuto tanto. Quel che mi pesa è che la malattia è cominciata proprio da qui – e indicava la gola – capisci? Noi che grazie a don Lorenzo s’ha il culto della parola». Ma la parola si può scrivere e Gesualdi mandava e riceveva messaggi e lettere e, soprattutto aveva voluto portare a termine Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana, con la prefazione di Andrea Riccardi e la postfazione di don Luigi Ciotti. Michele non aveva ‘sdottorato’, ma aveva composto un mosaico, attraverso fatti raccontati in parte come parabole, che costituisce un profilo credibile del priore.
La malattia lo aveva portato a prendere posizione sui temi del fine vita e delle cure palliative con una lettera a cui aveva lavorato a lungo. Se il dibattito sul fine vita e sulla legge del biotestamento si è rasserenato lo si deve anche al suo intervento che, ci teneva a sottolinearlo, non era un invito all’eutanasia quanto piuttosto al rispetto contro l’invasività che la moglie Carla, al suo fianco da quando erano ragazzini a Barbiana, i suoi figli Sandra e gli altri, hanno garantito. Il funerale sarà celebrato sabato a Barbiana. Da oggi la sua salma sarà esposta alla Madonnina del Grappa, in via delle Panche.
Andrea Trebeschi
Le idee valgono
per quello che costano,
non per quello che rendono
(P. Giulio Bevilacqua)
Mercoledì 24 gennaio 2018 alle 18,15
nella chiesa di S. Faustino a Brescia
ricorderemo che, con milioni di deportati,
nelle ceneri di Gusen G. Andrea Trebeschi
ha pagato anche per noi l’ultimo prezzo del
suo programma e del suo destino:
ama il tuo Dio ed il tuo prossimo
un prossimo di ebrei, cristiani – cattolici,
ortodossi, protestanti – politici, migranti,
testimoni di Geova, omosessuali, malati
psichici, asociali, rom e sinti, disoccupati,
ma anche delinquenti comuni, aguzzini e
carnefici.