Ghita Vogel

Ci ha lasciato anche Ghita Vogel.
I protagonisti di una stagione ecclesiale fiorentina si riuniscono nella casa del Padre.
Siano di ispirazione per noi e per una chiesa viva ed autenticamente evangelica.

La ricordiamo con un articolo di Riccardo Lo Parrino.

La mia conoscenza di Ghita è stata un regalo di don Carlo. La conoscenza fra noi si è approfondita successivamente per motivi legati alla mia professione di medico che ha a più riprese incrociato, per molti anni, l’infaticabile attività di Ghita a sostegno delle famiglie e dei giovani più fragili. E, soprattutto, l’ha consolidata la mia fortunata frequentazione di don Danilo Cubattoli, -la cui figura, di profonda spiritualità, è indissolubilmente legata a quella di Ghita- oltre le mura del carcere di Sollicciano.
Asciutta nel fisico, essenziale nell’abbigliamento, schietta nella comunicazione. Così ricordo Ghita. L’accento vagamente tedesco tradiva le sue origini svizzere. Con radici profonde, tuttavia, nella sua Firenze, nel quartiere, un tempo popolare, di San Frediano dove, in via del Drago D’Oro, ha a lungo vissuto sino all’ultimo giorno del suo passaggio terreno. Ghita, la dottoressa Vogel, di ottima famiglia, stimata professionista (ha lavorato sino alla pensione come cardiologa ospedaliera presso l’Ospedale di Santa Maria Nuova in Firenze), il messaggio evangelico che chiama ognuno di noi a una vicinanza ai poveri, agli ultimi, l’ha accolto autenticamente e pienamente , facendone l’asse portante di tutta la sua vita, con intensità, senza pause, sino in fondo.
L’esperienza del Campeggio San Frediano, nella pineta di Vada, a Molino al Fuoco, per la precisione, portata avanti con passione e tenacia per moltissimi anni da Ghita insieme al “Cuba” (don Danilo Cubattoli, cappellano del carcere di Firenze, e molto altro, per chi non ha avuto la grande fortuna di conoscerlo) sembra una rappresentazione sintetica, nella sua complessità, dei pilastri, vere e proprie pietre miliari, attorno a cui si è svolta l’intera sua vita: l’attenzione alle persone in difficoltà per i motivi più diversi, economici, di giustizia, di salute fisica e psicologica, con uno sguardo particolare ai bambini e alle bambine, ai ‘ragazzacci’ e alle ‘ragazzacce’; la condivisione, che accorcia le distanze, del lavoro, della fatica, ma anche dei momenti piacevoli e spensierati (le gite in barca, la spiaggia, la natura), a cui tutti hanno diritto: tutti insieme a mangiare in grandi tavolate sotto il tendone!; l’aiuto reciproco e la solidarietà; l’autenticità dei rapporti fra persone, senza indulgere a sentimentalismi e senza posizioni giudicanti. E poi, sopra tutto, la sua fede in Cristo: “sì, c’ho anche questo vizio, vado tutti i giorni a Messa”, ha simpaticamente detto una volta a me e a mia moglie Emanuela in una delle nostre visite a lei e a don Cuba a Vada, diventate per la nostra famiglia un appuntamento estivo irrinunciabile.
L’interesse per i giovani e giovanissimi segnati e resi fragili da esperienze di vita precocemente complicate e dolorose, l’offerta da parte sua di un’accoglienza di dimensione familiare, di una nuova opportunità per riprendere percorsi di crescita talvolta traumaticamente interrotti, ha avuto una posizione centrale nella sua instancabile attività. Il centro diurno e la comunità di accoglienza alle Torri, nel quartiere dell’Isolotto, ne sono stati una, fra le tante generosamente offerte all’intera comunità fiorentina, forte e concreta testimonianza.
L’impegno di Ghita è stato indubbiamente un impegno dalla decisa impronta sociale, per la comunità tutta, portato avanti rimanendo sempre saldamente sul campo, in prima linea, anche di fronte a notevoli ostacoli e difficoltà, che non sono certo mancati, senza la paura di sporcarsi le mani. Un impegno sociale forte, per certi versi estremo, di dedizione totale al prossimo più bisognoso, coraggiosamente ispirato al Vangelo; un impegno di civiltà a cui rivolgersi tutti quanti, credenti e non, con sguardo attento e colmo di gratitudine.

Firenze, 5 dicembre 2020                        Riccardo Lo Parrino

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vedi anche

https://pierluigipiccini.it/laddio-a-ghita-vogel-lultimo-pilastro-delloltrarno-popolare-mamma-di-tutti-noi/